Ti va un caffè zuccherato?

Sono un bastardo. Ti spio da lontano come un cecchino che non ammazza, ma sorveglia, che ora dopo ora, rivela la posizione esatta del bersaglio. E’ un po’ che non scrivo, ci hai fatto caso? E anche se scrivo, non lo faccio come una volta, come quando piaceva anche a me. Ho scoperto che il tempo a volte ruba l’immaginazione, oltre ai soldi, alle coincidenze e alle possibilità. Piano piano, furbo e lesto, il tempo mi sta lasciando in mutande sotto tutta questa neve che si è posata soltanto per non farci uscire di casa, per tenerci lontano, dato che ci ha fatto venire il raffreddore ed il mal di gola.
Anche se potessi, non uscirei: i lampioni sono spenti, anzi, il vento ci ha soffiato sopra e li ha spenti. Come Davide ieri con le candeline. Forse oggi è il compleanno del vento e nessuno lo sa. Forse questa questione l’ha presa molto sul personale e ora si è arrabbiato con noi, tanto da tenerci lontano.
Noi non siamo molto meglio di lui però. Preferiamo bere fino a vomitare i nodi in gola, piuttosto che scioglierli e andarci a prendere una birra, e scappare in un parcheggio al buio, dove non ci sarà spazio nemmeno per abbracciarti, e quindi diventeremo una persona sola, con due birre. In un modo o nell’altro, l’alcool abbonderà sempre sulla bocca degli innamorati.
Bella questa scena eh? Io in testa ho una pellicola intera che, da un po’, trasmette tutte immagini su questo stile. E alla fine mi piace, anche se tutto questo è un bel pugno nello stomaco, mi piace, perché anche se non dovessi essere qui, io ci sto comunque, e ci rimango. Ti faccio un altro esempio:
Immagina una casa in montagna, in legno, con il legno tutto rovinato, tagliuzzato, e un tavolo giallo al centro di questa baita, con sopra una tazza di caffè, ancora non zuccherato, ma fumante. L’ultima tazza di caffè di quest’inverno. La mia.
Io sul divano in pelle con una texture molto retrò, in tuta, con i calzini blu, quelli che a volte ti rubi quando ti dimentichi le ciabatte (molto retrò anche loro); e tu rientri in casa all’improvviso, inaspettatamente, con la pelle d’oca, il cappotto rosso e l’ombrello ancora aperto e bagnato dalla pioggia e dalla neve sciolta (che per quelli normali sono la stessa cosa). Sbatti i piedi sul tappeto color legno, dici di essere infreddolita.
Io ti offro il caffè, l’ultimo rimasto, anzi, ti dirò di più, ti ci metterei anche lo zucchero.
Capisci qual è il mio problema? E’ che le pellicole sono quasi tutte cosi, alcune ancora meglio, ma nessuna è tanto brutta da buttarla. Capisci qual è il mio problema? E’ che ti ci metto anche lo zucchero.

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